Anche l’almanacco sbaglia

Errori ed orrori sul Piace

 

 

Per tutti gli appassionati di statistiche sui campionati di calcio in Italia (e non), ci sono fonti considerate come riferimento affidabili ai quali attingere, per poter lavorare con la certezza di avere dati sicuri. Una di queste è senz'altro l'Almanacco del Calcio, e prima di esso l'Agendina Barlassina; mentre fra i quotidiani ci sono la Gazzetta dello Sport ed il Corriere dello Sport.

Purtroppo anche queste testate sbagliano e noi siamo in grado di confutare alcuni dati, riguardanti il Piacenza, che provengono da queste pubblicazioni. Ci riferiamo soprattutto alle presenze dei giocatori in campo e agli eventuali gol, oltre ad alcuni casi abbastanza complessi o clamorosi di errori commessi sulle anagrafiche; la comparazione è limitata prevalentemente al periodo postbellico, dato che gli anni 1919/1945 presentano tali e tante discrepanze tra fonte e fonte che è impossibile stabilire con certezza quale sia il dato inconfutabilmente corretto.

 

Ecco alcuni errori rilevati:

 

UN ERRORE LUNGO 90 ANNI

 

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La ricerca dei dati anagrafici mancanti attraverso l’Anagrafe o l’Archivio di Stato conduce talvolta a impensati vicoli ciechi. Questo è il caso, ad esempio, del mediano Adolfo Salomoni, biancorosso di lunga militanza (tra il 1926 e il 1938): di lui si sapeva essere piacentino, ed erano noti nome e cognome. Eppure nessun Adolfo Salomoni è mai nato sul territorio provinciale nel periodo tra il 1900 e il 1910, da noi ritenuto plausibile; risultavano invece due Adolfo Salamoni, uno nato nel 1904 e l’altro nel 1909.

La soluzione, quasi casuale, arriva da un tabellino e da un “coccodrillo”. Nel primo, datato gennaio 1926, si parla della formazione dei boys biancorossi, il cui capitano è un certo Salamoni, di ruolo mediano. Pochi mesi dopo Salamoni debutta in campionato con la prima squadra, e magicamente il cognome si tramuta in Salomoni: la storpiatura si propaga irrimediabilmente, e su tutti i tabellini del decennio successivo (oltre che sulle liste di trasferimento consegnate alla Federazione) viene riportato l’erroneo cognome “Salomoni”.

In occasione della scomparsa del giocatore, avvenuta nel 2005, sia su “Libertà” che su “La Cronaca” compare un breve articolo di commemorazione: inspiegabilmente, in questo caso il cognome è citato correttamente, anche dall’articolo di “Libertà”, che è firmato da Giovanni Bottazzini (l’errore compare invece nel volume dedicato ai 90 anni della società). Incrociando i dati di nascita è morte è stato finalmente possibile ritrovare l’anagrafica del calciatore (nato a Piacenza il 14 febbraio 1909), e contemporaneamente riparare un errore durato quasi 90 anni.

 

SOTTERFUGI IN GRIGIOVERDE

 

Nella stagione 1929/30 il centravanti titolare è il genovese Angelo Novella, a Piacenza per il servizio militare. Alla fine del girone di andata ha però collezionato solo 7 presenze ed il 26 novembre 1929 la Scure dice testualmente “sappiamo che per ragioni di forza maggiore a Novella è inibito di giocare”. Le ragioni sono legate al servizio di leva che sta svolgendo a Piacenza ed alla sua attività di calciatore non tollerata dai suoi superiori in caserma. Sta di fatto che subito dopo le prime partite ed il probabile veto al suo utilizzo, Novella assume due diversi "nomi alternativi" (Nola e Fabbi) allo scopo di non far sapere agli ufficiali della sua caserma che egli continuava a giocare al calcio, versione confermata da un articolo commemorativo apparso su Libertà nel 1959. Confrontando più fonti (principalmente Gazzetta dello Sport e La Scure) i nominativi di Novella e Nola sembrano intercambiabili: capita di frequente che una fonte scriva Nola e l’altra Novella. Per questi motivi le presenze e reti attribuite ai tre giocatori sono state accorpate sotto l’unico nominativo di Angelo Novella.

 

LA DANZA DELLE DATE

 

Angelo Arcari, codognese, fu mediano del Piacenza tra nella stagione 1928/29. Tutte le fonti da noi consultate (Agendina del Calcio Barlassina, Enciclopedia del calcio e siti internet) sono concordi nel riportare il 3 dicembre 1908 come data di nascita; l’unica eccezione è il volume sulla storia del Codogno “Codogno: un secolo di calcio” di Pino Pagani, che scrive 3 dicembre 1907. In realtà è questo il dato corretto, come confermato dalla signora Elisabetta (figlia del fratello Bruno) e da una veloce verifica all’anagrafe tributaria di Codogno, da cui risulta che Angelo Arcari è nato a Codogno il 3 dicembre 1907 ed è deceduto a Gallarate il 20 gennaio 1985.

Problema simile si riscontra per il veterano Antonio Rossetti (14 stagioni in prima squadra): tutte le pubblicazioni d’epoca riportano come data di nascita il 1° agosto 1908, mentre il volume Piacenza90 di Giovanni Bottazzini scrive 2 agosto. Questa data è quella corretta, come confermato personalmente dal signor Alessandro, figlio dell’ala biancorossa.

Infine, ricerche all’Archivio di Stato di Piacenza hanno permesso di appurare che due biancorossi di lunga militanza (Giulio Loranzi e Carlo Resmini) figurano sempre con date di nascita sbagliate su tutte le pubblicazioni: il primo è nato infatti il 19 agosto 1907 (e non il 10 agosto), mentre il secondo il 28 settembre 1911 (e non il 1° settembre).

Un discorso a parte merita il biancorosso, per sole 3 gare (nel campionato di guerra 1944), Silvio Bandini. L’attaccante, reggiano a tutti gli effetti ma casualmente nato in Germania, è protagonista di una vicenda assolutamente bizzarra. Sulla sua carta d’identità alla voce “Luogo di Nascita” si leggeva testualmente “Courù”, una località tedesca del tutto inesistente, almeno con questa grafìa.

Pare infatti che Silvio Bandini sia nato a bordo di un treno in corsa e che il villaggio dove ha visto la luce si chiamasse con un nome che è stato poi italianizzato in Courù. Nè lui nè la sua famiglia sono mai riusciti a fare chiarezza su questa vicenda a dir poco strana.

 

CARNEADI ALLA RISCOSSA

 

Per la gara Reggiana-Piacenza del 13 novembre 1938 terminata 1-1 la Gazzetta dello Sport (come anche il quotidiano reggiano Solco Fascista) inserisce nel ruolo di ala sinistra per il Piacenza lo sconosciuto Zannoni. Quella fu l'unica presenza in campionato del suddetto. Questo perchè Zannoni non esiste: nessun giocatore piacentino di quella stagione si chiamava Zannoni, nemmeno fra le riserve (il cui campionato era seguito da La Scure). Secondo La Scure, il numero 11 biancorosso era semplicemente l'ala sinistra titolare Antonio Budini.

Non è l’unico caso di giocatori “inventati” dagli anonimi cronisti della Gazzetta in quei periodi oscuri. Nel recupero dell’11 marzo 1948 contro l’Udinese, il terzino destro titolare, Toffanetti, viene sostituito da tale Franchi, che non ha altre presenze in prima squadra. Per quanto il cognome sia diffuso nel Piacentino, non risulta nessun Franchi terzino nemmeno tra le riserve di quell’anno.

Nell’Almanacco del Calcio 1955 compare tra le file biancorosse un certo Darni. Il giocatore esiste: ha militato nel Parma (di cui è stato una bandiera) e nella Salernitana, ma mai nel Piacenza. L’Almanacco gli accredita una presenza nel Piacenza 1953/54, ma nella stessa stagione viene correttamente segnalato al Parma, dove gioca da titolare, e il dato è confermato dal volume sui 90 anni del Parma. Contestualmente, nell’Almanacco manca una presenza ad Arrigoni (31 contro 32 effettive), e dunque Darni è da considerarsi un refuso.

Infine, l'Almanacco del Calcio 1956 cita fra i giocatori impiegati dal Piacenza nella stagione precedente 1954/55 un certo Visci, con 1 presenza. Il giocatore non esiste, nè tra le riserve, nè tra i “boys”. Rispetto al nostro computo manca invece una presenza al giocatore Orlando Bissi e considerata l'assonanza dei due nomi appare probabile che Visci sia una storpiatura del nome Bissi.

Per inciso, al povero Bissi viene sottratta un’altra presenza ad opera della Gazzetta (e di riflesso anche dall’Almanacco, che attinge alla “rosea”). Il 17 ottobre 1954, nel Piacenza che affronta il Piombino, Bissi viene schierato con il numero 6, come mediano sinistro. La Gazzetta riporta invece Biffi, che in realtà era un’ala, ruolo totalmente diverso. Tra l’altro, Libertà segnala che il centromediano Zanier, causa infortunio, è costretto a schierarsi all’ala sinistra, Nel rimescolamento di ruoli Bissi diventa centromediano, il che accentua l’impossibilità che si tratti in realtà di Biffi.

 

PASTICCI PISANI

 

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L'Almanacco del Calcio 1948, con riferimento alla stagione 1946/47, accredita 37 gare disputate a Manfredini e 3 al portiere di riserva Scarpellini.  Per noi le presenze sono 36 di Manfredini e 4 di Scarpellini.

La differenza è dovuta al tabellino di Pisa-Piacenza del 25 aprile 1947. Il giorno precedente Manfredini è impegnato a Padova con la rappresentativa del girone A di serie B (come riportato da Libertà), insieme all’altro biancorosso Vaghini, e quindi non può essere in campo. Anche la Gazzetta dello Sport dà notizia di questo incontro, ma incredibilmente Manfredini compare nella formazione piacentina impegnata in Toscana e riportata sul quotidiano del 26 aprile. Risulta improbabile che Manfredini abbia giocato il 24 aprile a Padova e in 24 ore si sia spostato a Pisa per giocare di nuovo, specie in quei tempi in cui la situazione trasporti era ancora critica. L’errore si è quindi propagato all’Almanacco 1948 e da questo al volume ufficiale “Piacenza90” di Giovanni Bottazzini.

Quel giorno, peraltro, il Piacenza lamenta anche l’assenza di Magotti, sostituito da Agosti che gioca l'unica sua gara di quella stagione; questa versione è confermata anche da “Piacenza90”. L'Almanacco sbaglia anche qua perchè non accredita presenze ad Agosti mentre ne calcola una in più (39) per Magotti.

 

A lato: la pagina de “La Gazzetta dello Sport” del 25 aprile 1947, con le formazioni dell’amichevole della rappresentativa del girone B. Manfredini e Vaghini sono tra i titolari del primo tempo.

 

 

CONFUSIONE 1949

 

Neppure l’Almanacco del Calcio 1949 brilla per esattezza, almeno nei confronti della formazione biancorossa. Al toscano Mario Semoli, arrivato a gennaio dalla Fiorentina, vengono infatti accreditate 18 presenze, mentre il conteggio dice 16 (versione confermata da “Piacenza90”). L’errore risalta ancora di più facendo una rapida verifica del computo totale di tutte le presenze dei giocatori del Piacenza, operazione particolarmente semplice in quegli anni in cui non erano consentite le sostituzioni. Il totale dovrebbe infatti dare 34 x 11 = 374 presenze complessive, mentre stando all’Almanacco sono 376. Infine (ma questo è un banale refuso) le 3 presenze di Gino Vaghini sono riportate due volte.

 

SETTEMBRE NERO

 

Nelle primissime giornate del campionato 1949/50 la Gazzetta commette due gravi errori, che hanno per protagonista il cannoniere biancorosso Angiolo Bonistalli.

L’11 settembre 1949 la formazione di Bruno Barbieri esordisce con un pesante 5-0 subito a Gorizia. Assente Barbieri (centromediano titolare nonchè allenatore), la maglia numero 5 viene affidata al centravanti Bonistalli, secondo un uso tra l’altro non infrequente in quegli anni (introdotto da Gipo Viani nella sua Salernitana). La Gazzetta ha invece un non meglio identificato Fanelli, che il volume “Piacenza90” interpreta come Adriano Ganelli, effettivamente in organico in quella stagione. Al di là dei dubbi legati al ruolo (Ganelli era un brevilineo e giocava ala), è tecnicamente impossibile che si trattasse dell’ex codognese, acquistato solo il 25 settembre successivo (come riportato da Libertà).

Il 18 settembre 1949 il Piacenza gioca a Treviso perdendo 6-3. Secondo la Gazzetta dello Sport il n. 8 biancorosso era Bravi, che fra l'altro avrebbe anche realizzato 2 reti, una delle quali su rigore. Più verosimilmente il n. 8 del Piacenza quel giorno era Angiolo Bonistalli, come fedelmente riportato dal cronista di Libertà Camillo Perletti (giornalista in quegli anni vicino agli ambienti biancorossi). Nel suo articolo, tra l’altro, Perletti si dilunga sull’inusuale posizione di Bonistalli, impiegato da mezzala invece che da centravanti (suo ruolo naturale); inoltre il Perletti conosceva bene Bonistalli, dato che quest’ultimo era impiegato come cancelliere in Pretura mentre Perletti, di lì a poco, avrebbe abbandonato l’attività giornalistica per intraprendere una carriera proprio in magistratura.

L'importanza di questo errore della Gazzetta dello Sport assume grande rilevanza considerando che ad Angiolo Bonistalli vengono tolte due reti alla sua già congrua personale classifica. Ad aumentare i dubbi sull’informazione della Gazzetta il fatto che il secondo dei due gol attribuiti a Bravi sia avvenuto su rigore. Appare infatti strano che, presente in campo uno dei due rigoristi della squadra (Bruno Barbieri, l'altro rigorista era appunto Bonistalli), un rigore importante come quello del possibile 4-2 sia stato fatto tirare ad una riserva che quel giorno sarebbe stato alla sua seconda partita stagionale in biancorosso.

 

RILEGGERE PRIMA DI CONSEGNARE

 

Il 2 novembre 1952 il Piacenza di Tansini apre la propria crisi con la sconfitta interna per 3-1 contro il Venezia. Complice di questa sconfitta è l’infortunio che obbliga il mediano Succi a traslocare all’ala sinistra già nel primo tempo. Questo episodio si ritrova tanto nella cronaca della partita di Libertà quanto in quella della Gazzetta dello Sport; peccato però che nel tabellino della “rosea” compaia invece Zanier ad affiancare l’altro mediano Mussinelli.

Lo stesso errore si è ripetuto in anni molto recenti, e questo è certamente più grave, anche perchè il volume “Piacenza90” ha attinto proprio dalla Gazzetta come fonte bibliografica principale. Protagonista suo malgrado è l’attaccante Ganci, giocatore già non prolifico di suo al quale sono state sottratte ben due reti nel giro di un mese.

Il 5 ottobre 2005 entra dalla panchina e su assist di Degano sigla il definitivo 3-0 sull’Atalanta: in cronaca gli viene correttamente assegnato il gol, nel tabellino passa invece proprio a Degano. Due settimane più tardi, nella sconfitta per 2-1 in casa del Torino, Ganci realizza il gol della bandiera: citato in cronaca, confermato nelle pagelle, ma attribuito nel tabellino a Cacia (tra l’altro omaggiato di una secca insufficienza in pagella).

 

DIAMO AD ALDO CIO’ CHE E’ DI ALDO

 

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Il Piacenza 1958/59, appena ritornato in serie C, puntella la sua difesa ingaggiando un giovane terzino dal Moto Alpino Stradella: si tratta di Aldo Colombetti, classe 1935 e fratello del più anziano Carlo (1923), mediano ex Monza, in forza ai biancorossi già dalla stagione 1956/57. Peccato che alla Gazzetta dello Sport (e di riflesso all’Almanacco) nessuno sappia che i Colombetti nel Piacenza sono due. O almeno così sembra.

La prova? Nell’Almanacco 1960, alla voce presenze per il Piacenza 1958/59 si parla solo di Colombetti I (vedi foto a lato), a cui vengono accreditate 30 presenze. In realtà Carlo ne totalizza 24 (tutte da mediano), mentre sono 6 quelle di Aldo (tutte da terzino destro). Poichè non è mai accaduto che i due fratelli fossero in campo contemporaneamente, il cronista della Gazzetta ha sempre scritto solamente “Colombetti”, generando l’errore ritrovato nel computo dell’Almanacco e da qui trasferito a “Piacenza90”.

 

IL CASO SPALAZZI

 

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L'Almanacco del Calcio incorre in un errore anche nella edizione 1965 scrivendo che il portiere Giuseppe Spalazzi del Bologna è stato acquistato dal Piacenza nel 1964/65. Invece il trasferimento avvenne l'anno prima, nell'estate 1963 per la stagione sportiva 1963/64, nella quale Spalazzi non si affacciò mai alla prima squadra, in quanto chiuso da Negri, Cimpiel e Rado, ma vinse con il Bologna il Campionato Primavera come portiere titolare della squadra e partecipò al Torneo di Viareggio 1964 giungendo alla finalissima che però il Bologna perse contro il Dukla Praga.

L'errore è piuttosto rilevante perchè non venne mai corretto e fino alla fine della carriera di Spalazzi, nel Palermo 1974/75, il portiere di Agazzano risulterà proveniente dal Piacenza dal 1964/65.  Ovviamente lo stesso errore appare nelle figurine Panini dal 1964/65 al 1974/75.

 

A fianco: la pagina de “La Gazzetta Sportiva” del 2 febbraio 1964. Spalazzi è titolare nel Bologna che al “Viareggio” piega 1-0 il Partizan.

 

 

SVARIONI SUL LAGO DI GARDA

 

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Il 24 settembre 1978 il Piacenza si porta a San Michele Extra per l’ultima partita del girone di Coppa Italia di serie C. Con il Parma virtualmente qualificato ai biancorossi serve una vittoria larghissima per poter beffare i ducali, e in effetti la partita termina con un incredibile 8-0 per la formazione di Fornasaro.

La girandola di gol ha evidentemente dato alla testa all’anonimo inviato della Gazzetta dello Sport. Il tabellino riportato a lato vede varie storpiature (Gerri, Zanotto, Barcellani) e soprattutto una formazione in cui manca il libero Vichi (n.6). Il “buco” rende assurda l’intera numerazione successiva: Alessandrini (mezzapunta) ha il 6 di Vichi, il centravanti Crepaldi ha il n.8 e soprattutto con il n.9 compare un misterioso Granuzzo, che fa buona compagnia ai vari Zannoni, Franchi e Visci già citati. All’inesistente Granuzzo (possibile storpiatura di Maruzzo, che però compare col n.11), viene tra l’altro assegnato un gol, sottratto a Matricciani. L’intero tabellino è stato incluso nel volume “Piacenza90”.

 

FILOSOFI E DESIDERI

 

La Gazzetta dello Sport incorre in uno scambio di giocatori in relazione alla gara Modena-Piacenza 0-0 dell’ 11 novembre 1984. Nel tabellino il n. 8 del Piacenza sarebbe stato Filosofi. Questo è certamente un errore: Alfio Filosofi si procura uno stiramento nell'allenamento del 1° novembre 1984. Di conseguenza non gioca la gara seguente del 4 novembre 1984 contro la Rondinella ed appunto quella dell’11 novembre. Riprende gli allenamenti subito dopo ma, ancora a corto di condizione, non gioca neppure la gara del 18 novembre 1984 contro il Legnano. Riprenderà il 25 novembre 1984 e giocherà tutte le altre gare del campionato.

Il n. 8 in Modena-Piacenza 0-0 era Stefano Desideri, come correttamente riportato tanto da Libertà quanto dalla Gazzetta dell’Emilia, mentre il Resto del Carlino ha anch’esso Filosofi. La rilevanza dell’errore riguarda quindi anche il giovane romanista, dato che tutti gli Almanacchi degli anni successivi (in cui militerà a lungo in serie A) riportano 19 presenze nella sua stagione piacentina. Il dato corretto è invece 20 presenze.

 

 

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