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Simone Di Battista è incaricato di ricostruire la squadra, ma sarà esonerato a metà stagione

STAGIONE 2020/2021

 

SERIE C girone A

 

2020, anno zero per il Piacenza. La tabula rasa operata tra aprile e giugno e pianificata dal direttore generale Scianò per contenere i costi comporta una ricostruzione su tutti i livelli. Si preannuncia un campionato di sofferenza, sportiva ma anche economica: la ripartenza dopo il lockdown è solo parziale, si convive con l’incubo del Covid (tra autunno e inverno arriverà la seconda ondata del virus) e questo implica che l’intero campionato sia disputato a porte chiuse e con notevoli costi sanitari legati a igienizzazioni e controlli.

Il nuovo Piacenza riparte dunque da Roberto Pighi, che si era fatto apprezzare come vicepresidente alle spalle dei fratelli Gatti, e dal dg Scianò che assume un ruolo più centrale. È sua la scelta del nuovo responsabile dell’area tecnica Simone Di Battista: si è segnalato nel Fiorenzuola in serie D ed è un profondo conoscitore delle serie inferiori, ma è all’esordio in serie C. Di Battista porta a sua volta come allenatore un altro esordiente reduce da buone stagioni in serie D, Vincenzo Manzo, e inizia a lavorare alla ricostruzione integrale della rosa. Del vecchio Piacenza non rimane nessuno: anche i superstiti Sylla, Borri e Nicco vengono ceduti, Corradi li seguirà a gennaio. Una rivoluzione decisamente discutibile nei modi, e che non sarà indolore alla prova del campo. Gli arrivi si susseguono a ritmo quotidiano per tutta l’estate, alla fine si conterà una rosa di ben 29 giocatori, quasi tutti giovani o provenienti dalla serie D. Le chiocce sono gli ex fiorenzuolani Bruzzone e Corbari, il regista Palma e il difensore Battistini, le scommesse si sprecano.

È un Piacenza giovane, ingenuo ma che cerca di giocare al calcio e questo piace, nonostante qualche eccesso che viene puntualmente pagato (come l’ossessiva ricerca della costruzione dal basso). Le lacune però sono evidenti: tra i pali Vettorel non dà fiducia, la difesa accusa amnesie soprattutto sulle palle alte, l’attacco non è incisivo, manca personalità. Oltretutto il Covid colpisce spesso e volentieri e tra gli altri contagia anche Manzo, costretto a un mese di quarantena. Si provvede con alcuni innesti di esperienza (il portiere Libertazzi e gli attaccanti Gonzi e Maritato) e con un cambio di modulo che Manzo si vede praticamente imporre dall’alto, per compattare la difesa.

Le prestazioni sono a corrente alternata, dopo il colpo esterno di Lecco arriva una sola vittoria in 14 giornate, il roboante 6-0 alla Pro Sesto e la classifica piange. L’involuzione è evidente, i limiti della squadra pure e la società si spacca, da un lato Manzo e Di Battista, dall’altro Pighi e Scianò che dopo pochi mesi sconfessa apertamente il progetto tecnico da lui stesso ideato. In gennaio dopo il rovescio di Grosseto si fa strada l’ennesima rivoluzione: Manzo e Di Battista pagano per tutti, Scianò prende in pugno la situazione assumendo il ruolo di direttore sportivo e chiama alla guida della squadra Cristiano Scazzola, ex giocatore del Fiorenzuola degli anni ‘90 e abituato alle imprese disperate della terza serie.

Il cambio di rotta è totale. Dal mercato arrivano finalmente rinforzi adeguati, anche se manca sempre un uomo gol, e si abbandona finalmente l’imposizione di schierare sempre il massimo numero di giovani possibile. Su queste premesse, e forte della crescita di alcuni elementi (la rivelazione Galazzi su tutti, ma anche Simonetti e Visconti), Scazzola costruisce un piccolo miracolo. Compatta la difesa, rialza l’autostima del gruppo e trova in Corbari (9 reti per lui) e nel trequartista Cesarini i surrogati all’abulia cronica degli attaccanti. Nel girone di ritorno il Piacenza tiene un ritmo da zona playoff, può festeggiare la salvezza diretta con una giornata di anticipo e con una buona base su cui ripartire per il futuro.

 

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