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Giuseppe Marchi, terzo allenatore in pochi mesi, raddrizza con un po’ di fortuna una situazione tragica

STAGIONE 1948/1949

 

SERIE C girone A

 

La retrocessione in serie C porta a pesanti contraccolpi non solo in termini sportivi, ma anche societari ed economici. Vincenzo Bordignon è dimissionario, dopo di lui si alternano quattro tra commissari e presidenti al vertice del Piacenza fino alla nomina, in dicembre, di Paolo Nucci. Il nodo è sempre il buco di bilancio, arrivato a 16 milioni di lire: a fronte dei notevoli esborsi delle stagioni precedenti, si vocifera che tra i consiglieri qualcuno cerchi di rientrare delle spese avvalendosi dei propri diritti sui cartellini dei vari giocatori. Illazioni che causano non poche polemiche riportate con una certa incisività sul periodico “La Settimana”.

Con queste premesse la squadra affidata alla vecchia bandiera Antonio Benassi nasce già menomata. Per le ragioni di cassa si bada esclusivamente a vendere: Manfredini e Semoli rimangono inattivi fino a gennaio prima di essere ceduti, Genti resta in standby per un anno in attesa di acquirenti, Magotti e Bergamasco rientrano in squadra solo in inverno inoltrato. Sono confermate diverse colonne della stagione precedente, da Bonistalli a Coltella, affiancati da alcuni giovani come Orlando Bissi e da diversi nuovi acquisti prelevati dalle squadre minori del Piacentino, ben presto rivelatisi inadatti alla causa. All’attività di prima squadra si affianca quella del settore giovanile: affidato alle cure di quattro storiche bandiere (‘Pitin’ Cella, Loranzi, Bolledi e Bergonzi), conta su una robusta nidiata di ragazzi reclutati in estate nell’ottica lungimirante di farne il serbatoio della prima squadra.

Appare evidente fin dalle prime battute che la nuova squadra non è attrezzata per un pronto ritorno in serie B. Anzi, non è attrezzata nemmeno per la salvezza. All’impoverimento tecnico si sommano i “mal di pancia” dei superstiti della cadetteria, spesso accusati di essere svogliati e poco allenati. Piovono i primi pesanti rovesci, e dopo sei sconfitte consecutive Benassi passa la mano anche per impegni professionali; gli subentra un altro ex biancorosso di lungo corso, Enzo Melandri, che ha appena appeso le scarpette al chiodo. Nonostante alcuni accorgimenti tattici, come l’adozione del mezzo sistema (Torreggiani terzino sinistro e Ravani libero), la difesa continua ad essere troppo perforabile e l’attacco spreca a ripetizione. La panchina di Melandri salta dopo lo 0-5 natalizio subito in casa dal Fanfulla.

Il terzo allenatore della stagione è un altro volto noto, Giuseppe Marchi. Raccoglie un Piacenza sportivamente in coma, ultimo a fine andata con 14 sconfitte su 21 partite e ridotto a dover schierare, nella trasferta di Magenta, il 39enne Pitin Cella che si è ritirato da dieci anni. Arrivano due modenesi che risulteranno determinanti per rianimare l’attacco: l’ala Ravizzoli, ex Fiorenzuola, e la mezzala Borsari dal Padova. Il 3-0 al Pro Lissone del 20 febbraio suona la sveglia, la squadra riprende a macinare punti e torna in corsa. Ma tre sconfitte consecutive a maggio trasformano la salvezza in un’impresa titanica, e nonostante sei punti nelle ultime tre partite il Piacenza chiude al terzultimo posto, che significa retrocessione in Promozione. La ciambella di salvataggio arriverà solo in agosto inoltrato: proprio su esposto del Piacenza la Federazione rivoluziona la classifica in conseguenza del cosiddetto “caso Brasca”. I biancorossi si vedono attribuire la vittoria sul campo del Magenta, e in questo modo scavalcano il Vigevano ponendosi in salvo.

 

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