Cronistoria della morte del Piacenza Calcio
NB: per un quadro più approfondito della
vicenda e dei retroscena fino al fallimento si rimanda al volume “Povero
Piace!” di Giacomo Spotti, qui utilizzato come fonte.
- 11
giugno 2011: a Bergamo, Albinoleffe-Piacenza 2-2. Dopo vent’anni
i biancorossi retrocedono in serie C davanti a un migliaio di tifosi che
cantano in lacrime “La nostra fede non retrocede”. A fine partita
comunicato del presidente Fabrizio Garilli: “non mi sento di iscrivere
la squadra in Lega Pro”, adducendo a motivazione le vicende legate al
calcioscommesse e invitando chi fosse interessato a farsi avanti entro il
30 giugno, termine ultimo per l’iscrizione. Il sospetto fondato, tuttavia,
è che la reale motivazione risieda nelle difficoltà economiche di Garilli,
già emerse in gennaio;
- 13
giugno: Garilli incontra il sindaco Roberto Reggi per fare
il punto della situazione. All’uscita il presidente dichiara: “il
sindaco ha a disposizione tutto quello che gli serve per un passaggio di
consegne. Io ho fatto anche un beau geste”, ovvero il ripianamento dei
debiti pregressi. Si parla comunque di 3 milioni di euro per sistemare i
conti societari;
- 15
giugno: esce allo scoperto il primo nome interessato.
Stefano Gatti, imprenditore piacentino della Steel Acciai, dichiara di
essere disposto a contribuire con una quota (si dice di un milione di
euro) per rilevare il Piacenza. Nei giorni successivi si susseguono voci
di imprenditori interessati, puntualmente smentite. Il primo è Bruno
Giglio (15 giugno), seguito da “Spillo” Altobelli come coordinatore di una
cordata bresciana contattata da Giampietro Piovani (17 giugno);
- 21
giugno: i tifosi scendono in piazza, con una manifestazione
che dal Facsal si snoda fino in piazza Cavalli. Le novità, però,
scarseggiano;
- 23
giugno: nuovo incontro tra Garilli e Reggi. Il sindaco
conferma i contatti avuti con Vittorio Malacalza, imprenditore bobbiese, e
Federico Ghizzoni, piacentino e amministratore delegato di Unicredit.
Garilli, a sorpresa, dichiara di voler comunque iscrivere la squadra al
campionato;
- 24
giugno: il calciomercato incombe, nonostante i problemi
societari. A Milano si risolvono le comproprietà: Cacia passa al Lecce per
un milione di euro, se ne vanno anche numerosi giovani per cui non viene
presentata la busta;
- 29
giugno: arriva la notizia ufficiale, Garilli iscrive la
squadra. Lo annuncia in un comunicato, lamentando la mancanza di proposte
concrete e un atteggiamento da lui ritenuto eccessivamente critico da
parte dell’opinione pubblica. Inoltre dichiara: “Ovviamente rimango
disponibile per valutare eventuali proposte di acquisto che, a questo
punto, dovranno pervenirmi esclusivamente tramite il Rag. Maurizio
Riccardi, al quale rinnovo la mia completa fiducia e che riconfermo
Amministratore Delegato del Piacenza F.C.”. Il sindaco viene
estromesso dal discorso cessione;
- 30
giugno: spunta un nuovo nome, legato alla pista bresciana.
Elisabetta Piantoni, già presidentessa del Chiari e del Palazzolo, avvia i
contatti per conto dell’imprenditore Francesco Nugnes, già proprietario
della Nuova Verolese. Nel giro di pochi giorni, tuttavia, anche questa
pista si sgonfia;
- luglio: il
silenzio regna più totale, sia in ambito calciomercato, sia in ambito
societario. Riccardi, riguardo alla squadra, dichiara “farò con quello
che ho a disposizione”, mentre circola insistente il nome di
Giampietro Piovani come allenatore. Intanto, senza che nulla trapeli,
spuntano nuovi nomi interessati al Piacenza: si tratta di Luigi Gallo e
Marco Gianfranceschi, già coinvolti nelle sorti della Lucchese che
condurranno al fallimento. Gallo, inoltre, è stato implicato nelle vicende
societarie di Genoa, Venezia, Torino e Sandonà, sempre in situazioni
fallimentari o poco chiare, e per questo è stato inibito dalla FIGC a
ricoprire cariche societarie. Inizia l’allestimento della cordata di
imprenditori, con l’ausilio dell’ex direttore sportivo Franco De Falco;
- 4
agosto: Riccardi tiene fede alle proprie dichiarazioni.
Massimo Cerri, ex allenatore della Primavera, viene nominato provvisoriamente
allenatore della prima squadra, che si era radunata qualche giorno prima
sotto la direzione di Andrea Di Cintio e Sergio Volpi. Molti giocatori
sono in lista di imbarco, il resto sono giovani del vivaio o della
Berretti. Intanto, a causa della vicenda calcioscommesse, la squadra viene
penalizzata di 4 punti per responsabilità oggettiva nei confronti di Carlo
Gervasoni;
- agosto:
prosegue il lavoro di Gallo e Gianfranceschi per formare la cordata. Viene
coinvolto l’ex calciatore Berardino Capocchiano, ora imprenditore, e
Stefano Massacci, che nelle intenzioni dovrebbe essere l’”uomo forte” del
gruppo. Nel frattempo circolano voci incontrollate di ogni genere: dalla
pista legata a imprenditori ucraini contattati da Gatti, all’ex perugino
Ze Maria come nuovo allenatore;
- 22
agosto: arriva l’ufficialità sul nuovo allenatore. È
Francesco Monaco, lunga esperienza in serie C e reduce dalla promozione
con la Carrarese. Il nome sembra sinonimo di un progetto serio, la
chiusura con la misteriosa cordata (di cui non si conosce nulla) viene
dichiarata come “imminente”. Qualche giorno dopo arriva anche il direttore
sportivo: è l’ex sampdoriano Marco Lanna;
- 31
agosto-1° settembre: viene chiuso il calciomercato, che porta al
Piacenza sette nuovi giocatori. La firma è di Riccardi, ma le scelte (come
quelle di Monaco e Lanna) sono state operate da Gallo, con il supporto di
De Falco. Il nome di Gallo comincia a trapelare in città (nonostante le
smentite), quando emergono singolari coincidenze con le vicende di Lucca:
nei progetti del duo Gallo-Gianfranceschi, Monaco avrebbe dovuto essere
l’allenatore dei toscani;
- settembre: la
situazione si ingarbuglia. La cessione è sempre “imminente”, ma l’unica
vera novità è l’uscita allo scoperto di Stefano Massacci, che il 15
settembre si presenta al forum dei tifosi Piacenzacalcio.net. Massacci ha
abbandonato la cordata per correre da solo, scatenando un polverone di
commenti e mettendo in difficoltà Gallo e Gianfranceschi, che si ritrovano
privi dell’elemento economicamente più forte. Manca (ed è il nodo centrale
della vicenda) la fidejussione bancaria per poter chiudere la cessione;
- 24
settembre: alla vigilia del derby con la Cremonese esce allo
scoperto ufficialmente anche Gianfranceschi. Si presenta in conferenza
stampa con Riccardi e annuncia che la cessione sarà chiusa entro il 27 o
il 28 settembre successivo. Non succede nulla, e a mezzanotte del 1°
ottobre scade il diritto di prelazione che la cordata aveva ottenuto per
la cessione. Massacci, che si era fatto da parte, torna in corsa;
- 3
ottobre: Massacci esce definitivamente di scena, in una
guerra di comunicati e controcomunicati con Fabrizio Garilli. Argomento
del contendere, i dettagli per impostare la trattativa, su cui non c’è
accordo. Gallo e Gianfranceschi hanno la strada spianata, ma manca sempre
il cuore economico per la cordata, e con esso la fidejussione per chiudere
la cessione;
- 28
ottobre: una data che sembra epocale. Si concretizza, dopo
tre mesi, la chiusura “imminente” delle trattative: Fabrizio Garilli cede
l’intero pacchetto azionario del Piacenza al gruppo formato da Gallo,
Gianfranceschi e sei misteriosi imprenditori. Il controllo della società
passa all’Italiana Srl, di cui Garilli riceve il 25% delle quote: segno
che il pagamento è stato solo parziale. Solo a settembre 2013 emergono le
cifre, di per sè inquietanti: il passaggio di proprietà avviene sulla base
di 1,5 milioni di euro (puramente teorici), di cui 200mila euro
costituiscono il capitale sociale e il resto come parziale rimborso di
quanto già anticipato da Garilli (a cui vanno azioni dell’Italiana per
50mila euro, ovvero il 25%). Ma nel contratto di cessione, nero su bianco,
ci sono le promesse mai mantenute dall’Italiana Srl (capitale sociale:
10mila euro, 8.500 euro di liquidità in cassa): aumento di capitale
immediato di 2,5 milioni di euro e, udite udite, l’impegno per un
ulteriore aumento di capitale di 10-15 milioni di euro per riportare il
Piacenza in serie B;
- 7
novembre: si definisce meglio l’organigramma societario. La
figura è una sola: Vladimiro Covilli Faggioli, già liquidatore della
Lucchese, ha la carica di amministratore unico. È un pessimo segnale, e
non incoraggia il fatto che tutte le società citate da Gallo come
componenti la cordata neghino il loro coinvolgimento una dopo l’altra.
L’Italiana Srl, per il momento, è una scatola vuota;
- 14
novembre: scoppia un’altra grana. La Guardia di Finanza
notifica il mancato pagamento dell’Iva per gli ultimi mesi del 2010 e
tutto il 2011: un debito da un milione di euro. Covilli Faggioli e
Riccardi si accusano di truffa a vicenda, le casse sono vuote. Il giorno
successivo arriva l’ufficialità del mancato pagamento degli stipendi ai
dipendenti, tra cui i calciatori, mentre Gallo è già scomparso,
ufficialmente a “cercare nuovi soci”;
- 1°
dicembre: si mette in moto anche il Tribunale, su istanza del
legale dei calciatori Francesco Macrì, che presenta un esposto riguardante
la situazione debitoria del Piacenza. È il primo passo verso il
fallimento;
- 12
dicembre: finisce ufficialmente l’avventura dell’Italiana.
Covilli Faggioli si dimette e fugge con Gianfranceschi, deriso dagli
ultras. Fabrizio Garilli, che deteneva il 25% delle quote della società,
torna al timone come amministratore unico e affronta l’udienza
fallimentare del 21 dicembre, nella quale ottiene una proroga fino al 1°
febbraio. Il suo scopo (si scoprirà più tardi) è quello di evitare la
bancarotta fraudolenta, e quindi guai giudiziari per la sua persona; per
far ciò viene coinvolta la signora Fernanda Garilli, che il 18 gennaio
firma un aumento di capitale di 528mila euro. Si tenta di tappare la falla
(oltrepassante i 2 milioni di euro) con un tappo di sughero;
- gennaio
2012: volti nuovi nell’organigramma del Piacenza. Claudio
Molinari è direttore generale, Carlo Regalia (già nel Bari di Fascetti) è
il direttore sportivo. La squadra viene rivoluzionata con le partenze dei
giocatori con i contratti più “pesanti”, ad eccezione di Cassano, che
finisce addirittura in carcere per il calcioscommesse a seguito della
confessione di Gervasoni;
- 1°
febbraio: Garilli ottiene una seconda proroga, questa volta
dovuta al lavoro di risanamento economico portato avanti da Molinari e a
una possibile trattativa per la cessione a una società danese, la
Propreco, dietro la quale ci sarebbe ancora Massacci. Tutto finisce ancora
una volta in un nulla di fatto;
- 14
febbraio: per la seconda volta il Piacenza “buca” il
pagamento degli stipendi. Le poche risorse disponibili sono
dichiaratamente mirate ad evitare il fallimento;
- 21
marzo: alla terza udienza Garilli alza bandiera bianca.
Decisiva l’ingiunzione di pagamento di un milione di euro, dovuto ad un
procuratore per il passaggio di Kharja al Siena;
- 22
marzo: arriva anche l’ufficialità del fallimento. Il
Tribunale nomina i due curatori fallimentari: sono l’avvocato Franco
Spezia e il commercialista Filippo Giuffrida. Il loro compito è reperire
le risorse necessarie a terminare la stagione (circa 350mila euro), e nel
medio periodo preparare tutta la documentazione per la messa all’asta del
titolo sportivo;
- 28
marzo: si dimette “per impegni di lavoro” Filippo
Giuffrida, uno dei due curatori fallimentari; lo sostituisce Germano
Montanari. Il debito viene quantificato in 1 milione e 300mila euro;
- 3
aprile: arriva un nuovo sponsor, è la INA Assitalia. Nel
frattempo i curatori lavorano al taglio delle spese, a cominciare dal
personale della sede e finendo con Claudio Molinari e Carlo Regalia: il
loro contratto viene risolto il 13 aprile. Nel frattempo, su iniziativa
del quotidiano Libertà, nasce il comitato Salva Piace, sottoscrizione
popolare mirata alla raccolta di fondi per terminare la stagione;
- 13
aprile: arriva la terza penalizzazione. Altri tre punti per
gli stipendi non pagati a febbraio, il totale arriva a nove punti di
zavorra. Fabrizio Garilli viene inibito per sei mesi;
- 15
aprile: si muove qualche nome per un’eventuale cordata.
Tornano d’attualità i fratelli Pighi e Marco Beccari, già dichiaratisi
interessati in passato. Manca sempre l’”uomo forte”;
- 14
maggio-8 giugno: viene fissata la data per l’asta fallimentare, il
24 maggio successivo. Il Piacenza si può rilevare con circa 600mila euro,
a cui si aggiungono i debiti sportivi per l’affiliazione alla FIGC (circa
un milione). La prima asta va deserta, la seconda (a prezzi ribassati) viene
fissata per l’8 giugno, ma anche in questo caso non viene depositata
alcuna busta. Nel frattempo, il 27 maggio la squadra di Monaco perde i
playout contro il Prato e retrocede in Seconda Divisione;
- 31
maggio: nel mezzo delle vicende societarie e sportive,
arriva una nuova tegola nell’ambito della seconda inchiesta
Calcioscommesse. La Procura richiede 19 punti di penalizzazione per il
Piacenza, per responsabilità oggettiva nei confronti dei propri tesserati
coinvolti: Cassano, Rickler, Conteh, Gervasoni, Catinali e Sbaffo. Il 18
giugno verrà ufficializzata una penalità di 11 punti a carico del Piacenza
Football Club (ormai fallito), da scontare nel campionato 2012/2013:
ufficialmente, sarà il colpo di grazia per eventuali soggetti interessati;
- 15
giugno: va deserta anche la terza ed ultima asta approntata
dai curatori fallimentari, suddivisa in più lotti (contratti dei
giocatori, marchio, attrezzature sportive, ecc.). Nessuno dei numerosi
nomi dichiaratisi interessati nel corso degli ultimi mesi (Pighi, Beccari,
Molinaroli, Arici) presenta alcuna offerta, anche dopo l’asta; l’unica
offerta, per il solo marchio, arriva dall’Associazione Salva Piace. Alla
mezzanotte del 18 giugno scade la gestione dei curatori fallimentari;
- 21
giugno: il Piacenza Football Club fondato da Giovanni Dosi
nel 1919 cessa definitivamente di esistere. La
FIGC ne revoca l’affiliazione, cancellando la matricola 37210.