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Coppa Italia

 

 

Non bastano l’estro e i gol (8) di Giorgio Gambin per conquistare la salvezza

STAGIONE 1975/1976

 

SERIE B

 

QUESTA SERIE B MALEDETTA

 

La promozione ottenuta in carrozza dalla Fabbri-band legittima l’aspirazione del presidente Loschi e di tutto il popolo biancorosso ad un campionato cadetto possibilmente tranquillo che conduca alla salvezza. L’ossatura vincente della serie C non viene smantellata; si registrano tuttavia alcuni cambiamenti importanti. L’incerto Lazzara (già sostituito da Moscatelli l’anno prima) viene giubilato a favore dell’esperto Candussi, mentre ai neoacquisti Bonafè e Asnicar viene dato il compito di sostituire due pedine fondamentali come Valentini (rientrato a Cesena) e Zanolla, ceduto alla Ternana. Proprio l’assenza di un adeguato ariete centrale si rivela essere un problema per la formazione di Fabbri, che dopo un brutto avvio gioca bene (addirittura “il miglior calcio d’Italia” secondo Sandro Mazzola) ma manca di un cannoniere da doppia cifra: in gol ci vanno Gambin, Asnicar, Bonafè, più raramente Gottardo, quasi mai il panzer Listanti, preso a novembre. In più, la difesa è la più battuta del campionato (50 reti subite). Ciononostante a 5 giornate dalla fine sembra fatta per la salvezza; invece i biancorossi entrano in un tunnel che li conduce dritti alla serie C. 5 sconfitte nelle ultime 5 giornate: un filotto incredibile che condanna la formazione di Fabbri, colpevole forse di non aver saputo deporre il fioretto e usare la grinta e la determinazione necessarie per chi deve salvarsi. A fine stagione il giocattolo che ha incantato Piacenza si romperà: Gibì (non senza screzi con Loschi) passa al Vicenza per costruire un nuovo miracolo. Al Piacenza tocca raccogliere i cocci per cercare la risalita.

 

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