Giovanni
Battista (Gibì) FABBRI
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* 8/3/1926
San Pietro in Casale (Bo) +
2/6/2015 Ferrara
Due soli anni a Piacenza, ma è uno di quei
personaggi che ha lasciato il segno. Perché il suo Piacenza gioca addirittura
“il miglior calcio in Italia”
secondo Sandro Mazzola. Ferrarese dalla parlantina sciolta, ha idee
all’avanguardia: il suo gioco somiglia a quello
totale di matrice olandese, con movimento continuo e appoggio costante dei
terzini all’azione offensiva. Chiede e ottiene da Loschi
un repulisti della rosa, arriva uno stuolo di suoi fedelissimi che già ne
conosce idee e metodi. La Fabbri-band è gruppo dentro e fuori dal campo, la
città se ne innamora, i risultati arrivano a ruota. È promozione in B a suon
di record e si sogna di poter mettere radici tra i cadetti. Invece
nell’estate 1975 qualcosa inizia a rompersi tra Fabbri e Loschi, due caratteri
forti con idee di calcio molto precise. Litigano sulla campagna acquisti,
dove il nodo è la cessione di Zanolla e l’ingaggio
di Penzo invece di Musiello
o Jacovone chiesti dal tecnico. Ogni sconfitta mette a rischio l’allenatore
che è compattamente seguito da squadra e tifosi ma ha il torto di non saper
preferire la sciabola al fioretto quando serve. Il sua Piacenza continua a
incantare, ma spreca a ripetizione e subisce con puntualità: è il leitmotiv
delle cinque incredibili sconfitte finali che costano la retrocessione. Un
epilogo talmente strano e amaro da alimentare voci di tutti i tipi,
soprattutto quando si scopre che Fabbri ha già annunciato l’addio e poco dopo
la fine del campionato viene assunto dal Vicenza. Dove troverà consacrazione
totale e definitiva anche in campo nazionale arrivando a uno storico secondo
posto in serie A. |