Guglielmo “Mino” ZANASI

 

 

 

 

 

* 14/4/1909 Formigine (Mo)

+ 16/4/1978 Piacenza

Mediano-mezzala

 

Da giocatore

Stagione

Competizione

Presenze

Reti

 

1928/29

Prima Divisione

26

7

 

1930/31

Prima Divisione

26

11

 

1931/32

Prima Divisione

25

1

 

1932/33

Prima Divisione

13

7

 

1933/34

Prima Divisione

22

0

 

Girone finale

5

0

 

Seconda Divisione

1

0

Squadra B (riserve)

1934/35

Prima Divisione

9

0

 

1935/36

Serie C

23

0

 

Coppa Italia

1

0

 

1936/37

Serie C

19

1

 

Coppa Italia

2

0

 

1937/38

Serie C

29

1

 

Coppa Italia

2

0

 

1938/39

Serie C

0

0

 

 

Da allenatore

Stagione

Competizione

V

N

P

1938/39

Serie C

8

7

11

Coppa Italia

0

0

1

 

Una delle bandiere degli anni Trenta e dell’intera storia del Piacenza arriva quasi per caso. I biancorossi hanno ingaggiato il modenese Bellei, e questi segnala l’ex compagno di squadra ragionier Zanasi come potenziale acquisto per l’attacco: il trasferimento avviene alla condizione di trovargli un posto alla Cassa di Risparmio. Lo chiamano Farfallino, per la somiglianza dello stile di gioco con quello dello juventino Borel, e si segnala come ala veloce e grintosa, con un buon senso del gol. Va subito militare nei bersaglieri e gioca nel Milan, piace ai rossoneri che gli propongono un contratto da duemila lire mensili. Ma Zanasi, che ha ormai messo radici a Piacenza, rifiuta e resta alla Cassa, dove farà carriera fino a diventare direttore. Sul campo invece gira un po’ tutti i ruoli dell’attacco, compreso centravanti e mezzala, e sarà proprio in quest’ultima veste ad affermarsi come leader carismatico della squadra. Unisce tecnica e cattiveria agonistica, confermando la diceria sui rossi di pelo: aveva l’abilità di picchiare gli avversari senza farsi vedere dall’arbitro (cit. Giulio Cattivelli). Lascia i biancorossi solo per qualche mese all’inizio della stagione 1934/35, per problemi fisici, ma nel 1938 è capitano e condottiero della squadra che sfiora la serie B. Non può giocare lo spareggio di Pavia per squalifica, e questa sarà una delle cause della sconfitta, ma la battuta d’arresto ha l’effetto di fargli prendere una decisione a sorpresa. A soli 29 anni abbandona il calcio giocato, per disaccordi la dirigenza a causa di alcune le cessioni eccellenti (Puppo, Chiesa, Gaddoni, Barbieri) e a causa di una condizione fisica sempre più precaria. Il Piacenza orfano di Corna gli chiede di sostituire l’allenatore vercellese e accetta l’incarico, restando formalmente tesserato anche come giocatore. Ricalca l’impalcatura della squadra dello spareggio, ma la qualità degli interpreti è inferiore: tutto ok fino a dicembre, poi Gemo smette di segnare e il Piacenza crolla. Dopo una sola stagione lascia l’incarico al conterraneo Alberto Dotti, restando comunque profondamente legato al biancorosso come dirigente a più riprese fino alla metà degli anni Sessanta.