Sandro PUPPO

 

 

 

 

 

* 28/1/1918 Piacenza

+ 16/10/1986 Piacenza

Centromediano

 

Da giocatore

Stagione

Competizione

Presenze

Reti

 

1934/35

Prima Divisione

18

1

 

Terza Divisione

1*

0*

Squadra B (riserve)

1935/36

Prima Divisione

26

0

 

Coppa Italia

1

0

 

1936/37

Prima Divisione

29

6

 

Coppa Italia

3

1

 

1945/46

Serie B-C

18

1

 

Coppa Alta Italia

8

1

 

Prima Divisione

1*

0*

Squadra B (riserve)

 

* statistiche incomplete o non disponibili per la squadra “B”

 

Da allenatore

Stagione

Competizione

V

N

P

1945/46 dim.

Serie B-C

1

0

2

1966/67

Serie C

10

11

13

1967/68 dim.

Serie C

1

2

2

 

Uno dei piacentini più noti a livello internazionale è uno sconosciuto o quasi nella sua città. Eppure la storia calcistica e personale di Sandro Puppo merita un libro a parte (ha provveduto nel 2023 il piacentino Matteo Eremo con “Il calcio è musica”). Si imbarca per Shanghai quando ha solo due anni, al seguito del padre violinista ingaggiato dalla locale orchestra sinfonica: in Cina impara egli stesso a suonare il pianoforte, si appassiona alle lingue e viene svezzato ai rudimenti del calcio in una squadra giovanile di emigrati irlandesi, l’Erin Villa. A 16 anni torna a Piacenza con la famiglia, l’invasione giapponese in Cina, ed entra nella scuderia biancorossa. È diventato un ragazzone e tiene bene il difficile ruolo di centromediano, l’infortunio di Benassi e una pessima prova di Benedetti gli aprono le porte della prima squadra. Non ne uscirà più, per tre anni, e diventa uno degli assi portanti di un Piacenza giovane e bello, che sfiora la serie B nel 1937. L’anno prima ottiene una soddisfazione ancora maggiore: Pozzo lo convoca insieme al compagno Girometta, sia pur come riserve, per le Olimpiadi di Berlino, che l’Italia vince in scioltezza. Ormai è maturo per il grande salto, la serie A lo aspetta con Ambrosiana e Venezia. Gli eventi bellici lo riportano nuovamente in provincia già nell’estate 1944, sfollato con moglie e figlio. Alla ripresa dei campionati torna a vestire la maglia numero 5 del Piacenza e gli viene affidato anche l’incarico di allenatore. Ma i tempi non sono maturi per la panchina, lascia l’incarico a Renato Bodini dopo tre giornate e si concentra sul rettangolo verde dimostrandosi del tutto ristabilito.

Ancora Venezia e Roma le ultime tappe da calciatore, poi inizia una carriera da allenatore in cui alterna incarichi nelle serie minori italiane con incarichi prestigiosi a livello internazionale: Nazionale turca nei Mondiali del 1954, Besiktas, Barcellona, Juventus, di nuovo Nazionale turca. Nel mezzo, brevi e poco fortunate esperienze italiane ma solo nelle serie minori, spesso per ragioni familiari. Non ha mai scordato Piacenza, nel 1965 si allacciano i primi contatti per un ritorno ma è vincolato alla Federazione turca. Quando Radio un anno dopo lascia per tornare a Trieste Romagnoli rinnova la proposta e lo trova libero e disponibile. Porta il suo notevole bagaglio di idee e cultura calcistica, che riassumerà qualche anno dopo nel libro “Calcio quo vadis?”: rifiuta il catenaccio all’italiana, propone una zona ante litteram e un gioco meno utilitaristico, chiede almeno tre anni di tempo per lavorare con calma. Adatta queste idee alla modesta serie C, ma si scontra con difficoltà ambientali inattese. Stampa e pubblico lo mettono sotto accusa, dal solo nome di Puppo si attendeva la serie B, la realtà è quella di una squadra da dodicesimo posto. Resiste alle critiche che riceve, spesso gratuite, riguardanti la gestione del gruppo e del parco giocatori e imposta una nuova stagione di profondo rinnovamento e ringiovanimento. Riparte il campionato e riparte la contestazione strisciante, ma stavolta ne ha abbastanza. Si dimette nell’ottobre 1967 lasciando il posto a Leo Zavatti e passa all’incarico puramente ornamentale di direttore sportivo, interrompendo i rapporti con la società già a Natale: è la fine della sua carriera di allenatore. A fine stagione, amareggiato e deluso, sfoga la sua amarezza in una lunghissima intervista su Cronache Padane ma conserva la stima unanime del mondo del calcio: nel 1970 viene chiamato a far parte della Commissione di studio della FIFA ai Mondiali messicani.